Slash ft. Myles Kennedy & the Conspirators, al PalaOlimpico di Torino, 16 novembre 2014. Quando sono stati messi in vendita i biglietti d’impulso ne ho comprati due immediatamente. Si potrà amare o non amare, ma con Slash ci siamo cresciuti, noi di qualche decade fa amanti del rock di un certo stile. Mi è sempre piaciuto Slash, perché non è uno sbruffone. Anche nei periodi tossico-alcolici è sempre rimasto più timido di Axl Rose, chiuso nel suo mondo di Les Paul e Marshall, al sicuro dietro Ray-Ban e cappello a cilindro. E nel mio immaginario, benchè ne esistano altri tecnicamente più difficili o virtuosi, l’assolo di November Rain, da ascoltare con video “on” resta il più rock’n’roll di sempre, manifesto di un’epoca, struggente, poetico, indimenticabile. Myles Kennedy invece non mi interessava proprio. Ha una bella voce, nulla da dire, ma non mi entusiasmava (e nemmeno adesso). La musica è un innamoramento, e in questa relazione emotiva e selvaggia che è il rock o ci...