Vacanze di Natale 2013.
Divano e telecomando, tisana calda e spuntino.
Sto per entrare nella piccola cittadina dove misteriosamente i morti tornano in vita. E chiedono attenzione.
Non i soliti zombie putrescenti, non le pagliacciate maldestre e logorroiche di The Walking Dead, non l’orrore che attanaglia mentre le viscere del malcapitato vengono straziate tra schizzi di sangue e grida.
Les Revenants è uno di quei
gioielli assieme a Dead Set e In The Flesh. Tutte e tre le serie sono
eccellenti, ed offrono una diversa lente per osservare il mondo degli zombie
tanto alla moda oggi, mentre 20-30 anni fa erano considerati roba da nerd
brufolosi e solitari.
Ed è questo il leitmotif della serie, come gestire la cosa, come affrontare nella vita pratica e quotidiana la presenza ingombrante dei cari estinti.
Sono malvagi o sono gli stessi di sempre? Chi li ha portati indietro? Resteranno? Possono morire ancora?
Attraverso le vicende di varie famiglie e situazioni continuiamo a porci queste domande incollati allo schermo senza avere alcuna risposta sino all’ultima puntata.
***ATTENZIONE SPOILER ****
Sappiamo che hanno una fame insaziabile, non di cervelli, ma di cibo vero.
Sappiamo che i corpi non sono più al loro posto, sotto terra.
E l’acqua scende, scende di livello lasciano riemergere il vecchio paese abbandonato anni prima e carcasse di animali morte affogate, volontariamente.
La serie, mandata in onda per la prima volta su Canal+ nel 2012, è stata ispirata da un film omonimo del 2004, Les Revenants di Robin Campillo, che sto cercando di procurarmi rosa dalla curiosità.
Le musiche, altrettanto intriganti sono dei Mogwai, gruppo scozzese che prende il nome dai Gremlins (film del 1984 di Joe Dante e pilastro della mia formazione cinematografica) già per questo mi stanno simpatici.
Molti abitanti del paesino non si sono rassegnati e hanno perso la testa, ci sono stati diversi suicidi e morti inquietanti.
Ogni 10 anni la diga veniva svuotata per l’ispezione di routine, ed il villaggio emergeva dal fondo del bacino per sventolare i suoi fantasmi e quello che restava delle abitazioni.
Dal 2000 però è stato deciso di non procedere più, in quanto tali operazioni possono essere effettuate tramite dei robot.
Ed il paese resta sepolto nel fango, e le sue storie in un gorgo di cemento e acqua, al buio e al silenzio.
Una ispirazione perfetta per una serie come Les Revenants.
Sto per entrare nella piccola cittadina dove misteriosamente i morti tornano in vita. E chiedono attenzione.
Non i soliti zombie putrescenti, non le pagliacciate maldestre e logorroiche di The Walking Dead, non l’orrore che attanaglia mentre le viscere del malcapitato vengono straziate tra schizzi di sangue e grida.
Affascinante, emotiva,
realistica ed intimista, la storia de Les Revenants si basa su un’idea tanto
agghiacciante quanto semplice: alcuni morti deceduti a distanza di anni e
sepolti con tanto di corpo nella bara ritornano in vita. Dai loro cari.
Non ricordano nulla della
loro morte. Non sanno cosa è accaduto. Tornano e rivogliono la loro vita. Ma i
vivi nel frattempo hanno imparato a fare senza di loro, dopo anni di mancanza e
dolore.Ed è questo il leitmotif della serie, come gestire la cosa, come affrontare nella vita pratica e quotidiana la presenza ingombrante dei cari estinti.
Sono malvagi o sono gli stessi di sempre? Chi li ha portati indietro? Resteranno? Possono morire ancora?
Attraverso le vicende di varie famiglie e situazioni continuiamo a porci queste domande incollati allo schermo senza avere alcuna risposta sino all’ultima puntata.
Sappiamo che hanno una fame insaziabile, non di cervelli, ma di cibo vero.
Sappiamo che i corpi non sono più al loro posto, sotto terra.
Sappiamo che la loro età è rimasta quella della loro morte.
Sappiamo che se contrariati
scatenano in modo inconsapevole (o forse no?) strani eventi, suicidi o sbalzi
di tensione, strane cicatrici. E che la diga sovrastante il paese è una specie
di punto focale da cui non si può scappare, come dal bosco. A nessuno è
permesso lasciare la cittadina.E l’acqua scende, scende di livello lasciano riemergere il vecchio paese abbandonato anni prima e carcasse di animali morte affogate, volontariamente.
Otto mirabili puntate attraverso cui Fabrice Gobert
ci racconta le storie di Simon, morto il giorno del suo matrimonio, Camille
ragazzina difficile, Victor, inquietante bambino morto diversi decenni prima,
Serge, serial killer tornato a tormentare suo fratello e forse a mietere altre
vittime…
Tutta la cittadina subisce
una metamorfosi, e sprofonda nel baratro dell’impossibile con un finale che
lascia col fiato più che sospeso.La serie, mandata in onda per la prima volta su Canal+ nel 2012, è stata ispirata da un film omonimo del 2004, Les Revenants di Robin Campillo, che sto cercando di procurarmi rosa dalla curiosità.
Le musiche, altrettanto intriganti sono dei Mogwai, gruppo scozzese che prende il nome dai Gremlins (film del 1984 di Joe Dante e pilastro della mia formazione cinematografica) già per questo mi stanno simpatici.
Le riprese sono state
effettuate in Francia nei pressi di Annecy, principalmente nella cittadina di
Seynod, mentre la diga è quella di Tignes. Questa cittadina, prima della
seconda guerra mondiale giaceva proprio dove ora c’è la diga, come nella serie
tv.
Dopo la prima Guerra Mondiale il bisogno di energia elettrica era importante.
Sono stati acquistati terreni
su terreni e il progetto della diga è diventata un imponente cantiere, dopo
qualche tentativo di sabotaggio e resistenza degli abitanti finiti con
l’esproprio dei terreni dei più recalcitranti.Dopo la prima Guerra Mondiale il bisogno di energia elettrica era importante.
Anche il piccolo cimitero non
è stato risparmiato. I corpi esumati, e due madri a contendersi un corpicino
della loro figlia. Viene ritrovato anche un cranio spaccato in due, e i segreti
di una famiglia nascosti a lungo prendono aria assieme ai vivi.
Cinque anni di lavori. Muri,
alberi, case spazzate via. Molti operai sono morti nella costruzione, si dice
che siano restati intrappolati nel cemento. L’acqua ha ricoperto tutto.Molti abitanti del paesino non si sono rassegnati e hanno perso la testa, ci sono stati diversi suicidi e morti inquietanti.
Ogni 10 anni la diga veniva svuotata per l’ispezione di routine, ed il villaggio emergeva dal fondo del bacino per sventolare i suoi fantasmi e quello che restava delle abitazioni.
Dal 2000 però è stato deciso di non procedere più, in quanto tali operazioni possono essere effettuate tramite dei robot.
Ed il paese resta sepolto nel fango, e le sue storie in un gorgo di cemento e acqua, al buio e al silenzio.
Una ispirazione perfetta per una serie come Les Revenants.
E adesso fate un giro in città,
se non avete paura PARTENDO DA QUI
IL COPYRIGHT DEL FILMATO E DELLE FOTO SONO DEI RISPETTIVI PROPRIETARI. Le foto provengono da questo sito
IL COPYRIGHT DEL FILMATO E DELLE FOTO SONO DEI RISPETTIVI PROPRIETARI. Le foto provengono da questo sito
Grazie per la segnalazione!
RispondiElimina(Ma si trova in italiano?)
Ti ho mandato email in privato su come trovarla
EliminaLo cercherò ij giro, debbo dire che mi hai veramente incuriosito.;)
RispondiEliminaIdem anche per te Nick! Leggi la posta
EliminaUna delle serie più belle e profonde mai viste in TV
RispondiEliminaE le altre due le hai viste Eddy? Dead Set e In The Flesh?
EliminaEcco qua:
Eliminahttp://themovie-club.blogspot.com/2013/04/in-flesh-2013.html
http://themovie-club.blogspot.it/2010/12/deadset.html
Quella su deadset è ridotta all'osso che ero ancora in cerca di identità nel blog... ;)
Che stupida Eddy...ti chiedo scusa...E' DAL TUO BLOG che ho scoperto di queste due serie....! Scusa ma la mia memoria è andata in vacanza.....
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